Carabiniere ucciso dall’esplosione di una bomba: nessun addebito possibile allo Stato

Logico, secondo i giudici, parlare di caso fortuito, a fronte del comportamento colposo tenuto dal soggetto danneggiato

Carabiniere ucciso dall’esplosione di una bomba: nessun addebito possibile allo Stato

Nessun addebito a carico dello Stato per la morte del carabiniere ucciso in caserma dalla deflagrazione di una bomba. Decisivo, secondo i giudici (ordinanza numero 6459 dell’11 marzo 2025 della Cassazione), il richiamo al comportamento colposo del danneggiato che, con esclusiva efficienza causale, determina l’evento dannoso. Logico, in questa ottica, parlare di caso fortuito idoneo ad interrompere il nesso causale tra la cosa in custodia e il danno, degradando il ruolo della res custodita a mera occasione del danno quando la condotta del soggetto danneggiata sia stata da sola sufficiente a determinare l’evento.
Analizzando lo specifico episodio, verificatosi in una caserma dei carabinieri nel Lazio, si è accertato che la deflagrazione della bomba non è riferibile all’azione di terzi e che l’ordigno non è stato introdotto in caserma né da terzi, né da commilitoni né da vigili urbani. Inoltre, l’ordigno, ignote le circostanze che hanno portato la vittima ad averlo nella sua disponibilità, è stato attivato dalla vittima stessa, fors’anche inconsapevole della sua natura e delle modalità di innesco, visto che l’oggetto non era verniciato, era privo di scritte e non era riconoscibile come bomba. Consequenziale, quindi, l’impossibilità di ricondurre alla pubblica amministrazione la responsabilità per custodia, non essendovi consapevolezza da parte sua della presenza dell’ordigno all’interno della caserma.
Rilevante, infine, il comportamento imprudente della vittima, che non ha denunciato, come invece imposto dalla normativa, la presenza di armi ed esplosivi e che, pur potendo prevedere con l’ordinaria diligenza, una situazione di pericolo dipendente dalla cosa altrui, vi si è esposto volontariamente.

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